Diario
2 dicembre 2008
In Dipendenza
Proprio ieri discutevo con una persona. Nel presentare se stessa, mi dice:
sono totalmente indipendente.
Sei indipendente.
Da cosa, esattamente, non dipendi?
Non so, mi dice. Sono indipendente da tutti.
Fumi?
Sì.
Allora sei dipendente dal fumo.
Smetto quando voglio, mi risponde.
Ammesso che sia vero. Lavori?
Sì. Sono impiegata.
Allora dipendi dal tuo datore di lavoro.
Solo per lo stipendio, sì.
E per le ferie, aggiungo.
E quando esci da casa al mattino? Le chiedo, non dipendi dall’autobus che
attendi alla fermata?
Potrei farmela a piedi, risponde.
Bene, le dico. La tua incolumità dipenderebbe dalle centinaia di persone che
si mettono in strada ogni giorno, dal fatto che loro guidino bene e non ti
mettano sotto.
A mensa, dipendi dalla persona che ogni giorno prepara il sandwich che
mangi. Se ti curi, dipendi dal medico che ti visita, dall’infermiere che ti
medica, dall’azienda farmaceutica che confeziona i farmaci che mangi e di cui
non sai nulla. Da quante persone, esattamente, già dipendi?
Da chi, allora, sei indipendente?
Non so, sono libera.
E’ un dato di fatto, le rispondo. Non vedo manette ai tuoi polsi.
Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. La nostra libertà ha un
presupposto, che ne è fonte necessaria, anche se non sufficiente: tutti noi
siamo interdipendenti. Se oggi affondo io, il domani sarà più difficile per te.
Gli Stati cercano l’indipendenza, ma poi trattano per non rimanere isolati;
l’occidente comunitario vuole non dipendere dagli extracomunitari, di cui ha
però bisogno per garantirsi un futuro.
Tutti siamo assolutamente interdipendenti, ma tutti ci comportiamo come la
ragazzina che proclama la sua indipendenza.
Nessuno di noi sembra ancora aver
capito la portata del problema: non si può salvare mezza nave, se l’altra mezza
affonda.

politica
stato
dipendenza
| inviato da ioTocco il 2/12/2008 alle 10:15 | |
1 dicembre 2008
L'impegno politico ai tempi di Facebook
L'onda in piena travolge tutti: è la Facebook mania. La comunicazione è veloce (con la chat addirittura istantanea), e la comunità di "amici" può farsi davvero immensa. Ogni giorno arriva qualcosa come una cinquantina di notificazioni che riempiono le mail e ci fanno sentire fortemente connessi. Ho scoperto amici e amiche che non credevo di avere e ritrovato, con piacere sincero, persone del mio passato, con cui scambiare un: "oilà, anche tu qui?" E poi ci sono i gruppi, da quelli "di cazzeggio puro" a quelli più impegnati:
- Ad esempio
- I rifiuti intelligenti,
- Che Guevara t.v.b. .,
- Quelli che non hanno mai abbracciato George W. Bush e ne sono fieri.,
- Per RICORDARE,
- Salva i Blog! Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera (DdL C. 1269),
- Ex Alunni Liceo Classico Statale Giuseppe Garibaldi Palermo,
Ai gruppi o alle cause di cazzeggio non ho alcun problema a iscrivermi, con un click sono annesso a cose fantastiche, da cui mi cancello con un altro click. L'ultimo frequentato?
ASSOCIAZIONE DONATORI D'ORGASMO :-)
Ma i gruppi seri? Supponiamo che uno ti inviti a diventare fan di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli altri eroi Io mi blocco, non ce la faccio. Che significa: "e gli altri eroi? chi sono? Hanno nomi? ...e poi, che significa diventare fan? Cos'è? Vasco Rossi?
La discussione politica ai tempi di Facebook si banalizza. I dibattiti si svolgono dentro questo contenitore del tutto e niente, dove le idee non sono approfondite, segno dei tempi, un SMS del cervello. I gruppi badano alle adesioni: quanti siamo? Quanti sono gli altri? Chi vince?
Il fenomeno Facebook, evidentemente, deve fare il suo corso. Finirà, come ogni moda.
12 settembre 2008
12 settembre
SETTE ANNI FA, ALLE 12, LA STESSA ORA DELL'ATTENTATO DEL GIORNO PRIMA, FURONO FATTI RISPETTARE TRE MINUTI DI SILENZIO, CHE CI SEMBRARONO ETERNI E CI SCOSSERO L'ANIMA. NON VOLENDO PUBBLICARE NULLA L'11, PER RISPETTO AI FATTI E AI MORTI, PUBBLICO OGGI LE PAROLE CHE SCRISSI IL 12 SETTEMBRE 2001, DOPO QUEL MINUTO DI SILENZIO.
Ieri
notte, alle quattro e dieci, Gabriella mi ha svegliato, mi ha detto
"corri subito fuori". Sono uscito al balcone e ho visto una macchina e
due motorini che bruciavano, con i pompieri e la folla, e soprattutto
le luci, in piena notte: quella del fuoco e quella della fotoelettrica.
E poi fumo. Tanto.
Preso dal sonno e dalla sorpresa ho tentato un
ragionamento: "ma quella è la mia macchina", ho detto. Gabri ha voluto
rassicurarmi: " ma che cazzo dici, guarda che è la mia! La tua è
posteggiata più dietro". Effettivamente questo mi ha rassicurato. Siamo scesi giù e abbiamo scoperto che non era né la mia, né la sua, e questo ci ha rassicurati entrambi. Stamattina ho saputo che era stato il piromane di Bologna, e mi sono chiesto tra me e me: "ma come gli va?.". Mi
sono tranquillizzato del tutto, perché ieri notte pensavo invece a un
attacco o a un attentato, e il fatto che avessero preso la mia macchina
mi sembrava del tutto naturale. Prima o poi doveva toccarmi, mi sono
tolto il pensiero. Sempre stamattina, alle dodici, ho voluto
osservare i tre minuti di silenzio in segno di lutto. Mi sono collegato
a Radio Bruno e siamo stati tutti e due in silenzio, io e Radio Bruno.
Poi lei ha attaccato a cantare Imagine, e mi è venuta la pelle d'oca.
Sta tragedia mi ha colpito, lasciandomi muto. Cioè, il problema è che non ho saputo più cosa dire. Mi
sono anche chiesto mentalmente: "perché hai fatto tre minuti di
silenzio? non li avevi mica fatti in altre occasioni, quelle che
riguardavano le tragedie di serie B, cioè tutte quelle non accadute a
cittadini americani." Il problema è che non lo so. Credo che il mio
silenzio, quello dei tre minuti, ma anche quello delle parole che non
mi vengono più, sia dovuto alla storia. Ma non alla storia degli
americani violentati nella loro terra, e neanche alla storia degli
afgani che tra poco saranno ammazzati per vendicare gli americani
violentati nella loro terra. Il mio silenzio è dovuto al peso della
storia, al fatto che, è chiaro, tra poco ci sarò dentro anch'io, con la
mia macchina che non è ancora bruciata, con i miei parenti lontani, con
il mio futuro che non ho ancora costruito. Sarò dentro la storia con
tutto questo e mi sento decisamente impreparato. Ricordo mio nonno durante la seconda guerra, anche lui era dentro la storia, quella dei libri, quella pesante. Io spero che noi tutti avremo qualcosa da raccontare, dopo. E che non siano altre tragedie.
Forse
i tre minuti di silenzio erano dovuti a questo: preghiamo per tutti i
morti del mondo, stiamo in silenzio contro il terrorismo islamico e
contro quello cattolico, contro chi in questi anni ha coltivato le sue
relazioni internazionali, arricchendosi con i soldi degli Emirati
Arabi, a Bologna come in tutto il mondo, e ora deve difendere i suoi
quattrini dai loro antichi proprietari. Rettori, politici, gente di alto livello. Questa gente sicuramente saprà come comportarsi di fronte al peso della storia.
26 luglio 2008
Italietta - Una catena di indignazioni
Aderisco
volentieri alla provocazione dell'amica Lu e all’invito di Occhiodelciclone pubblicando anch’io i miei tre punti d’indignazione.
Le regole
del gioco:
Indicare
nel proprio blog tre cose di questa nostra Italietta che riteniamo disgustose,
vergognose, che ci fanno venir voglia di urlare il nostro disprezzo e pensare
che sarebbe meglio vivere da un'altra parte.
Invitare
5 blogger a fare altrettanto nei propri blog, indicando i loro link e spiegando
perché scegliamo proprio loro.
1) Il revisionismo continuo: non quello di chi, studiando, offre
fatti che permettano di rileggere con più completezza determinati eventi
storici, ma il revisionismo che sconfina nel negazionismo, quello di chi
vorrebbe, insomma, delle verità a modo proprio, e non esita a negare fatti
acclarati (un esempio? Chi pensa che il fascismo fu una passeggiata, una
dittatura all’acqua di rose, in cui chi dava fastidio rischiava solo di essere
mandato in vacanza all’estero a spese dello Stato).
2) Il tutti contro tutti: l’odio che porta alla divisione, la
divisione che è semplificazione. Destra contro sinistra, pedoni contro
automobilisti, pubblico contro privato, vecchi contro giovani, famiglie contro
single, cattolici contro laici, Maometto contro Cristo, nord contro sud, est
contro ovest. Non si vive in guerra, non si vive col terrore addosso, non si
vive col nemico dietro l’angolo.
3) La televisione di
Costanzo e De Filippi, la televisione di Endemol: prendo questi due autori
Tv, insieme a questo marchio, come massimi rappresentanti di un nuovo modo di
fare televisione, di chi tende a rincoglionire il pubblico, addormentandolo a
forza di soubrette, tronisti, scandali. L’obiettivo è riuscito, la gente si è
via via abituata a questo modo di guardare alla realtà. La realtà è già
fiction. Ci si addormenta davanti al televisore, convinti che la realtà sia
quella che proviene dallo schermo, incapaci di guardare più in là del
telecomando. Incapaci di vivere davvero.
Per dare continuità a questa reazione a catena nomino:
Carla, Le Lucilleidi
Geco
Martenot-Neon
Quovadis
Simone Arcadia
ioTocco
politica
| inviato da ioTocco il 26/7/2008 alle 12:45 | |
22 luglio 2008
Bosnia, arrestato Karadzic - era latitante da 13 anni
L'ex leader dei serbo-bosniaci, Radovan Karadzic, è stato arrestato.

E' una notizia attesa, importante. La classica buona notizia. Da prima pagina, a mio parere. Repubblica la "piazza" invece a pagina 15.
Karadzic è ritenuto responsabile di genocidio per l'assedio di
Sarajevo, durato 43 mesi e costato la vita a 12.000 persone, e per la strage di Srebrenica del 1995, che ha portato al massacro di 8.000 musulmani. L'ex leader serbo bosniaco, latitante da circa 13 anni, era al primo posto fra gli ultimi tre
ricercati rimasti nella lista nera del Tribunale internazionale
dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia.
Mi auguro che possa essere giudicato per l'accusa di genocidio, e che, a differenza di quello di Milosevic, non compiuto per il suicidio dell'imputato, questo processo possa essere celebrato rapidamente e giungere a sentenza.
17 maggio 2008
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè
rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano
antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano
fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero
comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht Aggiornamento del 21 luglio 2008 Grazie ad una segnalazione di Fulvio scopro che il testo non è in nessun modo attribuibile a Bertolt Brecht, ma piuttosto, sembra, al pastore Martin Niemöller (1892-1984) Per maggiori informazioni, prego leggere le interessanti pagine segnalate dal commentatore Fulvio: http://blog.webnews.it/23/05/2008/prima-di-tutto-vennero-a-prendere-le-bufale/
13 gennaio 2008
La rivoluzione d'oggi
Il
Ministro degli Esteri e Vice Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, più che
per le cariche attuali si distingue per la saggezza nel commentare i mutamenti
sociali odierni. L’8 agosto 2007, ad esempio, dichiarava che i giovani
d’oggi dovrebbero farsi avanti e combattere per il loro futuro, così come fece
la generazione del ’68, la sua.
La
questione è controversa e merita di essere approfondita, anche perché, dice
D’Alema, quella generazione seppe conquistarsi il cambiamento sul campo e “nel
bene e nel male fece rumorosamente strada”.
I
metodi di protesta di quella generazione sono noti a tutti, e la loro potenza,
in termini di visibilità e risonanza, è rimasta nella storia a prescindere dai
risultati effettivamente prodotti. Ma oggi? Cosa accade, cosa si muove? Dopo la
Pantera universitaria, che scimmiottava le forme di protesta del passato,
qualcosa è effettivamente cambiata. La rivoluzione si è spostata dalle piazze
alle case: ognuno di noi, con un clic, può protestare, denunciare, lanciare petizioni,
ovvero limitarsi ad aderire, e quindi inoltrare le proteste, denunce, petizioni
degli altri. Col nuovo millennio è cresciuta la consapevolezza che il mercato
globalizzato produce guasti sociali, e si è dato luogo alla più incisiva
manifestazione di protesta collettiva a tappe, in corrispondenza con l’incontro
delle otto grandi potenze del mondo. La protesta del 2001 in occasione del G8
di Genova era un evento che raccoglieva diverse migliaia di persone, che
volevano con forza farsi avanti e combattere
per il loro futuro, conquistarsi il cambiamento sul campo. Oggi sappiamo
che furono messe in atto precise strategie di repressione e screditamento di
quella protesta, culminate nel rastrellamento alla scuola Diaz di Genova, nella
confezione di finte prove a carico dei manifestanti, e nelle torture dentro la
caserma di Bolzaneto.
Il
variegato movimento no global comprendeva al suo interno componenti fasciste
(il blocco nero), ma anche cattoliche, aderenti a partiti politici e tanta
società civile. Queste persone hanno successivamente dato vita a forme di
protesta civile che avrebbero meritato ascolto: i girotondi, le bandiere della
pace sui balconi, il popolo dei fax. Movimenti senza partito, che hanno unito
gente di diversa provenienza e con storie diverse, coese però contro le
storture prodotte dalla cattiva politica. La quale ha sempre ignorato queste
manifestazioni, trovando a sua volta coesione contro gli attacchi della
cosiddetta antipolitica. Lo stesso Massimo D’Alema, infatti, osservando
l’ultimo, potente movimento di protesta che ha raccolto più di trecentomila
persone intorno a un promotore, il signor Beppe Grillo, si è detto “preoccupato
per la carica di violenza totalmente inutile che non produce niente di
positivo”.
Chi
ricordava le parole di incitamento di D’Alema dell’8 agosto '07 è rimasto un po’
deluso dalle parole di ammonimento di D’Alema dell’8 settembre '07. Ma quello che
più dispiace è che, dal giorno del V-day, nessuno si è ancora occupato della
notizia principale, ovvero il fatto che più di trecentomila persone si sono
ritrovate in diverse piazze d’Italia per manifestare un malessere e indicare
una strada. I politici hanno gridato all’antipolitica, i media si sono
impegnati nel cercare di smontare pezzo per pezzo il personaggio Beppe Grillo.
Abbattuto lui, abbattuta la protesta. Ma il malessere rimane.
L’onorevole
D’Alema dell’8 agosto può quindi rassicurarsi: sempre più persone sono
interessate alla vita pubblica. I giovani e i meno giovani che hanno voglia di
farsi avanti e conquistarsi il cambiamento sul campo sono in costante aumento.
politica
| inviato da ioTocco il 13/1/2008 alle 9:50 | |
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