visti & riletti
8 dicembre 2010
Fight Club, un libro furbo ma gradevole
Questo libro non è un noir. Non è sadico. Questo libro non è una storia d'amore, non è una storia sul cancro. Non è il copione per un buon film. E non è un capolavoro.  E' un buon libro, però. Di quelli che leggi e poi ricordi. Soprattutto per la struttura narrativa, fatta di tante ripetizioni a mo' di slogan, che entrano facilmente in testa e catturano l'attenzione del lettore più del plot. In questo senso è un racconto furbetto. Ma va bene. "Tu non sei i soldi che hai in banca. Non sei il tuo lavoro. Non sei i tuoi problemi. Tu non sei la tua età". "La prima regola del fight club è che non si parla del fight club. La seconda regola del fight club è che non si parla del fight club". Ma su tutte, io sceglierei questa, che racchiude più delle altre, a mio parere, la filosofia del narratore: "Se sei maschio e sei cristiano e vivi in America, tuo padre è il tuo modello di Dio. E se non hai mai conosciuto tuo padre, se tuo padre prende il largo o muore o non è mai a casa, che idea ti fai di Dio?" Perché è il richiamo ad una generazione X sempre più spaesata e individualista, che trova nel collettivo la perpetuazione della propria solitudine e dell'abbandono; e perché è meglio essere odiati de Dio che trovarsi al cospetto della sua indifferenza.
27 novembre 2010
Alberto Cairo: Storie da Kabul
Consigli per gli acquisti: ho letto questo libro nel 2004, aiuta a capire, aiuta ad accettare, serve ad amare. Lo consiglio.

Alberto Cairo: Storie da Kabul Einaudi, pagg. 270, Euro 14.80
AlbertoCairo lavora da tredici anni per la Croce Rossa nel Centro ortopedicodi Kabul. Nell’ospedale non si limita ad escogitare rimedi per chi hasubito un’amputazione, ma tenta di ridare dignità a chi viene rifiutatodal suo ambiente. Il suo libro è un dipinto toccante fatto dall’internodi una realtà tra le più strazianti del nostro tempo. Questi breviracconti parlano di dolore, ma anche di amore e di speranza. Tanti ipersonaggi disegnati che emergono vivacemente tra le pagine: da Nilà eil suo amore contrastato, a Samad, pronto a tutto per difendere lafiglia dal marito violento.
5 ottobre 2010
Davide Enia, ITALIA - BRASILE 3 A 2
Libretto gustosissimo, che ripercorre la mitica sfida, descrivendo un quadretto familiare molto riuscito, nei suoi riti e nei suoi tic.
Racconto lieve ma mai superficiale, accompagnato da una vena ispirata di ironia, perfino nelle note che ci spiegano le regole calcistiche con puntuale leggerezza.
5 agosto 2010
Il sangue è randagio, di James Ellroy
Terza ed ultima parte della “American Underworld Trilogy”. Dei tre
(American Tabloid e Sei pezzi da mille gli altri due), il più
sentimentale e magico. Ci eravamo lasciati con gli assassini di MLK e RFK e con il ritiro dalle scene di Pete Bondurant. La cattiva notizia è
che del gigante Pete in questo libro davvero non c'è traccia. Con buona
pace, si riparte quindi da Wayne Tedrow J. La buona notizia è che altri
personaggi stanno per nascere o per delinearsi meglio: da Dwight Holly a
Crutch (la cui storia è marginalmente una sorta di biografia dello
scrittore stesso). Ellroy sa come incantare, costruendo figure mitiche
che intrigano il lettore e non lo mollano per 589 pagine. Il ritmo resta
serrato, si corre, si vola, si sosta in pagine di dossier segreti o
registrazioni riservate, e poi si reingrana la quarta. Una morte può
occupare lo spazio improvviso di due righe (un colpo al cuore del
lettore sensibile), un episodio può andare di lungo e diventare
ossessione cubana. Comunque sia, il libro non lo molli mai, lo chiudi
aspettando di riaprirlo e leggere come va a finire. In questo, la lunga attesa per questo episodio conclusivo è valsa la pena. Per gli amanti
del genere, per gli sporchi revisionisti, per chi pensa che la Storia
non è così come ce l'hanno raccontata, il libro vale la pena! E' finita.
E adesso?......
12 luglio 2010
Hanno tutti ragione, di Paolo Sorrentino
 Libretto da spiaggia. L'idea non è malaccio; la prefazione, ad esempio, è godevole, ma ha lo stesso difetto (e annuncia il difetto principale) del seguito: reitera la formula, che da affascinante che era diventa noiosa. Questo libro è palloso, fondamentalmente. Puntualizzo: il libro "gode" di una brutta scrittura, per scelta dei termini, per coerenza stilistica, per originalità; ma all'inizio glielo si perdona, perchè si pensa che voglia dimostrare qualcosa. Andando avanti, però, il lettore capisce che lo scrittore vuole dimostrare quello che il lettore stesso aveva già capito dalle prime pagine, e così la brutta scrittura ha il sopravvento e, come dice Califano, il resto è noia. I personaggi, che parlano tutti allo stesso modo, sono petulanti e quasi tutti poco credibili. La summa di luoghi comuni sul saper vivere che tutti sparano a mitraglietta, è francamente insopportabile. Intollerabili pure i riferimenti banalissimi sui tempi moderni e sui misteri di Stato. Il personaggio di Alberto Ratto è snervante per quanto è mal descritto e peggio raccontato, e gli ultimi paragrafi sono sociologia spiccia a buon mercato. Insomma: raramente avevo letto un libro così brutto. E dire che Sorrentino regista mi piace. Come dire: perchè non continuare a dirigere bei film?
ioTocco
| inviato da ioTocco il 12/7/2010 alle 14:34 | |
8 aprile 2010
La verità su Bébé Donge di Georges Simenon
Cercando nella mia libreria, tra le cose comprate e non ancora lette, ho scovato questo Adelphi rosso di Georges Simenon. Avendo ben presente che non avrei letto qualcosa del commissario Maigret, copertina gialla e personaggio con il quale il nome di Simenon viene quasi sempre associato, ho portato con me il libro per poterlo leggere in treno, un paio d'ore di percorso in alta velocità. E' così che ho divorato questo racconto, che fatico a chiamare giallo, perché è molto di più. Qui non c'è solo un delitto da esplorare, c'è tutta la sapienza letteraria di Simenon, per il percorso introspettivo di un marito, il signor Donge, alla ricerca della verità su sua moglie, Bèbè, sul loro rapporto e, infine, su se stesso. Mentre la giustizia, inesorabilmente, percorre una strada parallela, che nulla ha a che vedere con gli uomini. La giustizia si nutre solo di fatti e conseguenze. Al signor Donge i fatti non bastano più. Le domande lo incalzano. Le anime si scontrano, in questo splendido racconto, in cui ogni personaggio non è casuale, ed ogni azione può essere riletta in sfumature opposte, fino a conclusioni in antitesi tra loro, come quella che porta la sorella di Bèbè, Jeanne, a dire, senza speranza: "A che serve continuare a porsi domande? Facciamo tutto quello che possiamo..."
23 marzo 2010
Il peso della farfalla, un racconto lieve
Il peso della farfalla, racconto di Erri De Luca del 2009, edizioni Feltrinelli, sembrerebbe soprattutto una prova di scrittura. Il racconto (il primo di De Luca che leggo) gode infatti di una scrittura forse un po' ampollosa, non barocca, piuttosto ad alto potenziale poetico, alla fine funzionale al racconto.
Poi viene, appunto, il racconto: delicato, lieve e veloce, uno di quei modi di narrare che mettono il lettore alla pari col mondo e concedono un perché alle cose, una dimensione al vivere, ricca di stimoli semplici eppure importanti. Essenziali.
Uno di quei racconti che fa piacere leggere d'un fiato. Con il potere di isolarci davvero da tutto il resto, almeno fino all'ultima pagina.
30 gennaio 2010
Esce a settembre il nuovo romanzo di James Ellroy, Il sangue è randagio
piccolo grande aggiornamento: il 5 FEBBRAIO 2010 a Bologna, Cinema Lumiere, James Ellroy converserà con Carlo Lucarelli per presentare il suo libro, finalmente in uscita in Italia!!!
Notizia per tutti i fans di James Ellroy! Il 22 settembre 2009 è la data attesa che segna la conclusione della American Underworld Thrilogy. Dopo American Tabloid e Sei pezzi da mille, ecco BLOOD'S A ROVER (Il sangue è randagio), che in Italia uscira per i tipi della Mondadori (€ 22,00).
Nel suo tipico stile provocatorio e insolente, ecco il comunicato che Ellroy stesso ha diffuso alle librerie: “Cari librai, ecco in tutta la sua magnificenza il mio nuovo romanzo,in cui si parla di uomini offesi, Blood’s A Rover. La casaeditrice Knopf lancerà questo libro bomba il 22 settembre. Fino aquella data avete il compito di creare un’ attesa presentandolo come unlibro profondo e coinvolgente. Poi inizierete a propinarlo ai lettori,e allora io arriverò nelle vostre librerie e farò impazzire legioni difan; verrà un sacco di gente e comprerà il mio e altri libri e,nonostante il periodo di magra, faremo tutti una barcadi soldi. Chiaro, no? (…) Leggete il libro. Apprezzatene la grandezza.Cercatemi su Facebook e fatemi sapere cosa ne pensate. Vostro, JamesEllroy”
Si ripartirà dall'imperialismo Usa in America Latina, per seguire ildilagare del Black Power, la morte di J. Edgar Hoover, la presidenzaNixon, interrompendosisull'orlo del Watergate. Ma si ripartirà soprattutto da Pete Bondurant! Io certamente lo comprerò. Sperò sara una... buona lettura ;)
26 dicembre 2009
Un modo per uscirne, romanzo di Sergio Rotino
Succede, quando i racconti sono belli, che non ci si riesca a staccare dall'oggetto, il libro che li contiene. Te lo porti dietro, non lo molli, o comunque non lo perdi di vista e, quando puoi, appena puoi, ti ci rituffi dentro. Questa storia è una storia semplice, perchè gode di una scrittura semplice, delicata, senza effetti speciali nè eccessi, ma con un'attenta ricerca delle parole da utilizzare, come se ognuna fosse necessaria di per sè. Ed è una storia complessa, fatta di sentimenti forti e azioni necessarie, di detti e non detti con al centro il protagonista e un personaggio femminile, Elena, da svelare poco a poco. Tutto il racconto è sviluppato così: nascosto, poi rivelato, poi ri-nascosto, in un gioco sottile tra lettore e narratore. Bello! Bello, bello. Unico neo: attualmente il libro si fa ricercare, si fa desiderare, in attesa di accedere alla grande distribuzione. A Bologna l'ho comprato da Mel bookstore. Buona lettura!
21 dicembre 2009
A Christmas Carol, un Canto per grandi e piccini
La Tradizione del Natale e il classicissimo racconto di Dickens per un film coi fiocchi, da gustare soprattutto in visione tridimensionale.Un film che scalda il cuore, nonostante sia totalmente realizzato in digitale, con un ottimo Jim Carrey tuttofare.
Un film per grandi con la voglia di Natale e per piccini senza paura (alcune scene potrebbero impressionarli, sì: fantasmi in quantità e atmosfere dark).
Ve lo raccomando! ;)

E a tutti Voi che passate da qui: Buon Natale, eFelice anno che verrà! :)
7 dicembre 2009
Revolutionary Road, un film un po' angosciante

Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Yates, Revolutionary Road è il nome (quasi profetico) della via di una tranquilla zona della città di New York. In cima alla collina c’è una casetta bianca, un nido da sogno diuna coppia felice dell’America anni ’50, Frank e April Wheeler. I coniugi coltivano uno sfumato anticonformismo, hanno sogni, si sentono meno ordinari degli altri, se non straordinari, e proprio per questo sono speciali agli occhi dei loro vicini e amici. Ma presto qualcosa appassisce, e un nuovo progetto potrebbe ridare fiato e senso alla loro vita: lasciare tutto, una romantica fuga destinazione Parigi. Ecco, questo è grosso modo il filo conduttore di questo non facile film, dai risvolti complessi. La famiglia borghese e felice rimane avviluppata tra desideri opposti e aspettative di una società altrettanto borghese, fino ad entrare in un viluppo di non detti, decisioni non decise, sentimenti non esplosi, trattenuti, in una trama delicata, interessante e un po’ angosciante,laddove dietro quella famiglia è facile vedere i nodi irrisolti di tantissime coppie. Buono il contorno di figure attorno ai coniugi Wheeler, un po’ stereotipata la figura del folle saggio Givins, l’unico che può vedere oltre il conformismo degli altri. Bella l’ambientazione in una Grande Mela provinciale e periferica, scarso l’apporto fornito dai due attori principali, mai troppo credibili. La loro recitazione rischia spesso il melodramma, e se dramma c’è, in questo plot, quello che proprio non serve è la recitazione da filmone drammatico, melensa appunto. (ndr Avrei visto molto bene Nicole Kidman, in quella parte...) Infine: ottimo il finale, che sfuma la voce della signora Givins sul volto impassibile e apparentemente apatico del marito, ma con un sussulto di verità.
26 settembre 2009
L'Ospite inatteso
Ho visto questo film del 2007, delicato, ma quanto mai pungente.
 Un uomo ordinario, un professore dalla quotidianità piena di appuntamenti importanti ma svuotata di significati. Un contatto inatteso con un ragazzo, con un mondo. L'uomo toglie un po' di ordine alla propria vita e aggiunge passione, quella che sembrava persa. Le sue giornate riacquistano significati, ma...
E' un film sulla diversità, sulla società multietnica, ma è soprattutto un film che mette a nudo una società che muore nelle sue paure, nell'incapacità di accogliere.
E' un film che fa riflettere sul mondo che vogliamo, su questa maledetta SICUREZZA che ci rende tutti più chiusi, più egoisti, meno capaci di amore o anche solo di curiosità verso chi potrebbe arricchirci e viene trattato come un nemico in casa nostra.
Maledizione! Non è questo il mondo che immagino!
22 settembre 2009
Diario di... una scoperta sul Web
Solitamente diffido dagli inviti alla lettura di tutto ciò che non è scritto su fogli stampati (e possibilmente rilegati insieme). Insomma, per me la letteratura è un po’ inscindibile dal suo supporto per eccellenza, il libro.
Ho fatto un’eccezione.
La scoperta è avvenuta tramite il solito link su Facebook. La quasi totalità di questi link portano quasi sempre a qualcosa di "poco letterario", video divertenti, notizie, cagate. Questo link no. Sono arrivato ad un blog di Splinder con scarsa convinzione e poco tempo per leggere.
Il titolo però mi incuriosiva:
Un post al mese circa, tutti postati da noauthorname.
Difficile quindi capire chi scriva, ma la scrittura funziona e così mi inoltro. Pagina dopo pagina lo leggo tutto. Ogni mese circa c’è un aggiornamento.
Un progetto letterario a una o più mani (ma probabilmente colui che scrive è uno solo). Un bel ritmo, uno stile preciso, ancora un po’ acerbo, ma per questo più genuino.
Insomma, un diario ma anche un progetto del quale ci è dato sapere il giusto, in attesa del finale.
ioTocco
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| inviato da ioTocco il 22/9/2009 alle 9:8 | |
28 aprile 2009
Concorrenza sleale - un passato scomodo
Prendi un pugno di attori, crea un microcosmo rappresentativo di una nazione in un dato momento storico, dirigi il tutto con sapienza e un velo di ironia, ed ecco fatto un buon film, senza grandi voli, senza fronzoli inutili nè effetti speciali. E soprattutto senza pietismi nè autocompiacimento.
Concorrenza sleale è questo: il ritratto delicato, ironico, a tratti indignato, della società italiana nel 1938, in un borgo di Roma, sull'evoluzione di quella spinta fascista che porterà alla promulgazione delle leggi razziali ed in seguito agli orrori che tutti (si spera...) conosciamo bene. Film del 2001, godibile, essenziale, ben fatto. Per la regia di Ettore Scola.
Riflessioni a go-go: gli italiani in quel tempo non seppero scuotersi di fronte a un'ingiustizia palese, nel momento in cui l'intera opinione pubblica assorbiva il nuovo che avanzava in maniera acritica se non entusiasta. Le analogie con l'oggi sono tante, ma credo che la nostra società sia migliore di quella dei nostri padri. Oggi, tanto per fare un esempio, se il Governo impone ai medici di denunciare un clandestino nell'esercizio delle loro funzioni, il sentire comune si ribella, i medici protestano, il provvedimento cade. Ma bisogna stare all'erta, il passato a volte ritorna strisciante...

wiki/Concorrenza_sleale
Roma, 1938: Umberto (Diego Abatantuono) e Leone (Sergio Castellitto) sono due commercianti di stoffa che lavorano sulla stessa via. Il primo, cattolico, prepara abiti su misura, mentre il secondo, ebreo, vende capi confezionati.
Il film narra le vicende di questi due uomini e delle loro famiglie
attraverso le difficoltà del periodo storico, dalla promulgazioni delle
leggi razziali per la difesa del popolo italiano alla privazione delle libertà fondamentali ai cittadini ebrei.
Sullo sfondo di un quartiere romano si svolge la difficile
convivenza tra Umberto e Leone che, attraverso trucchi vari, combattono
la loro battaglia professionale che l'assurdità delle vicende storiche
trasformerà in amicizia.
27 marzo 2009
Thirteen
Alla sera, quando la stanchezza e i pensieri di una giornata in movimento si fanno sentire d'improvviso, un film può essere una buona distrazione. E così ho provato a vedere questo:
 Il film è del 2003. Tracy ha (ovviamente) tredici anni. Da studentessa modello si trasforma in poco tempo in una preadolescente iper trasgressiva, grazie anche alla morbosa amicizia con Evie, la ragazzina più sexy e popolare della scuola. La madre di Tracy, Melanie, porta avanti la famiglia senza il marito, da cui è separata, e cerca di ricostruirsi una vita col compagno ex tossicodipendente, che Tracy non accetta. Iniziano i guai, le condotte dissolute, l'esplosione degli ormoni, l'incontro con le droghe, le incomprensioni profonde e, in definitiva, la fine del mondo delle bambole. Il film è interessante, anche se ripropone alcuni stereotipi (il solito maschio assente, la solita madre tormentata) di cui si potrebbe fare a meno.
Fa molto pensare come il mondo dei ragazzi e quello dei grandi siano due universi separati, e ciò è in parte vero anche nella nostra realtà. I bisogni, le aspirazioni, gli obiettivi, non sono condivisi. Le famiglie, spesso anche quando sono unite, non riescono a condividere che singoli doveri, e i genitori si interrogano su cosa sia l'adolescenza senza capire molto, mentre i figli vivono una pubertà che propone troppo in anticipo tutti i temi che prima erano del periodo adolescenziale. E' un mondo in velocità. I modelli a cui i giovani aspirano sono tutti lì, pronti per l'uso sugli schermi televisivi. Le mamme si compiacciono di quanto le figlie siano avanti, e si disperano quando le scoprono ormai troppo avanti. I papà non esercitano il ruolo educativo che fu dei loro padri. A volte, sempre più spesso, non decidono affatto. Sono presenti, ma non incidono. I genitori si disuniscono, non educano, demandano alla scuola, non ce la fanno, non possono. Poi è troppo tardi. Diventano vittime dei loro figli, spaventati, impotenti.
Ecco. Il quadro di molte famiglie è questo. Il film racconta questo.
film
adolescenza
thirteen
pubertà
| inviato da ioTocco il 27/3/2009 alle 15:15 | |
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